Quanto responsabilmente vivo? Quanto sono veramente calata nella realtà che mi appartiene che è quella della città in cui sono nata e cresciuta? Quanto sono consapevole di quello che mi accade intorno? Sempre attenta a quello che mi vivo dentro, non stavo forse trascurando anche la vita fuori? Mentre mi ponevo simili interrogativi, mettendomi in discussione, ho incontrato Rosangela Chirico e suo padre Donato. Li ho incontrati e conosciuti nelle pagine del libro “Plastica “e con la loro storia mi hanno insegnato la consapevolezza e la responsabilità. Nel suo percorso di crescita Rosangela abbandona la fiaba , da piccola credeva che il padre lavorasse in una fabbrica di dolciumi, per abbracciare, da adulta, la ricerca della verità con dedizione. Cosa la muove in questa sua ricerca? Credo l’unica cosa che muove tutti gli esseri umani: l’amore. L’amore per suo papà, e l’amore per questa terra, che è anche amore per un cielo celeste che la fanno mettere in movimento. Così compiere passi nella vita vera significa: aprire gli occhi, cercare, capire, ascoltare le storie degli altri e ricostruire la verità. Perché tutto questo? Perché si possa diventare responsabili di se’ e degli altri, perché ognuno si possa fare carico di scelte dettate dal buon senso e dalla cura, perché vivere significa avere a cuore non solo il proprio bene, ma anche quello di una comunità di uomini alla quale ognuno di noi appartiene. Per questi motivi ne ho proposto la lettura ai miei allievi, perché possano coltivare la sete della conoscenza che non è informazione, ma è comprensione profonda della realtà nei suoi mutevoli e contraddittori aspetti, una realtà che abbraccia la luce e il buio, la verità e la menzogna, l’assenza e la presenza, la terra e il cielo. Mi auguro che lo facciano in maniera vigile ed un domani possano essere adulti capaci di vedere con il cuore e con lo stesso cuore possano operare scelte responsabili e sane per se’ e per l’altro da se’ nella tutela della vita delle persone e del territorio.
05.02.2016 Daniela De Marco
PLASTICA è la storia di un’intelligenza precisa e puntigliosa di un uomo – Donato – che, come “pianta” cresciuta con animo e tanta volontà, ha dovuto accettare un lavoro stabile, dalla paga bassa ma con il mensile assicurato; che, pur rinunciando al suo sogno da militare, riesce a mettere da parte i risparmi per offrire un futuro dignitoso alla sua famiglia.
Uno di quegli uomini che non si lamentano mai del lavoro e che riescono con un nonnulla a risolvere qualsiasi cosa, considerando ogni situazione come una sfida.
PLASTICA nel suo scorrere, si trasfigura e, dal suo significato, prende forma nelle nostre coscienze attraverso lo scompiglio esistenziale della famiglia Chirico, principalmente attraverso la figlia, attraverso degli occhi non più ingenui di piccina quando credeva che il padre facesse “ muovere i frullatori per l’impasto“ ma di una donna che si inginocchia al cospetto del padre guerriero, perché immolato su un altare di fango.
Una bambina diventata donna ascoltando “ il suono” degli ulivi, annusando il profumo del mandorlo che non produce più frutti dolci e l’odore del miele bruciato. Rosangela ha visto in quegli anni tante immagini negli occhi del padre, si è “arricchita del tempo “ e di ogni sua parola: investimento per gli anni a venire, quando trova il coraggio di denunciare quell’ingranaggio economico di massa che, senza scrupoli, alza l’uomo al potere e, contemporaneamente lo sprofonda sottoterra, calpestandolo prima e ignorandolo per sempre.
Colpevoli silenzi che sommergono i sogni di tanti figli impedendo di produrre il vero bene.
Rosangela, in questi anni ho imparato a conoscere il tuo sorridente / dolore, un ossimoro che in pochi conoscono e ho apprezzato la tua dolce determinazione. Grazie, perché il tuo non è un grido personale ma un impegno civico notevole che deve smuovere le coscienze di chi regola la causa pubblica e deve insegnare a “ brevettare” nuovi sogni.
Professoressa Fontana Fantasia Settembre 2015
.